20. Morte | 21 parole per la nuova Umanità

Forse potrebbe sembrare di cattivo augurio inserire la parola Morte, quasi a conclusione delle 21 parole per la nuova Umanità, ma è tutt’altro che così. Lo vedremo più avanti, iniziamo ora come sempre dal significato della parola così come riportata dal vocabolario Treccani online che riporta una definizione lunghissima, ne condivido la prima parte e l’ultima perché mi ha colpito.

Significato della parola

mòrte s. f. [lat. mŏrs mŏrtis]. – 1. a. La cessazione delle funzioni vitali nell’uomo, negli animali e in ogni altro organismo vivente o elemento costitutivo di esso,
4. Nel gioco dell’oca, la casella nella quale è stabilito che il giocatore che vi arriva debba pagare la posta fissata e ricominciare il gioco daccapo.

Origine della parola

L’etimologia della parola morte è da ricondursi al latino mors = morte, dal verbo morimorire, a sua volta, derivato dalla radice sanscrita mar-  trasformatasi successivamente in mor– . Nello zendo, (la lingua dei testi sacri zoroastriani dell’antico Iran)  morte si dice mara da cui l’italiano marasma = stato estremo di consunzione. Anche il greco antico ha importato questa radice mar-: il verbo μαραίνω (maraino) significa consumare, distruggere.

Sulla parola

“Nella nostra epoca – cosiddetta civile – manca la cultura della Morte, che è solo un momento di passaggio verso uno straordinario meglio che noi non possiamo nemmeno immaginare perché siamo limitati dal gioco di ruolo che stiamo vivendo qui.” ha scritto Maria Fida Moro in un bellissimo articolo sull’allerta Covid. Non so cosa ci sia dopo la Morte, non so se si riparta dal via, dopo aver pagato pegno, come nel gioco dell’oca. Il punto non è cosa accade dopo la Morte.

Il punto è la mancanza della cultura della Morte. Mancanza che svilisce la Vita.

Nella nostra società si sbattono in prima pagina immagini di morti, in mare, in guerra, negli attentati, negli ospedali … ma della morte, di sorella Morte, come la chiamava San Francesco, non se ne parla mai. E’ un tabù. Al solo sentirne parlare si crea una sorte di esorcismo, di scaramanzia, di negazione, di evitamento. Come Woody Allen che ebbe a dire “Non è che ho paura di morire. Solo che non voglio esserci quando accadrà

Accecati dal mito dell’eterna giovinezza, facciamo di tutto per ricacciare la Morte più in là possibile. Si vede nelle piccole cose come in quelle grandi, dalla tinta che copre i primi capelli bianchi ai botulini e la chirurgia estetica, dall’assicurazione per ogni piccolo possibile incidente al prolungare la vita ad ogni costo con accanimenti terapeutici che tolgono dignità al malato.

Eppure la Morte fa parte del ciclo della Vita, tanto quanto la Nascita.
Eppure, per dirla con Totò, la morte è ‘na livella per tutti gli esseri viventi su questo pianeta.
Eppure, come dice Frank Ostaseski che da decenni si occupa di asistenza in fin di vita, «la morte è molto più di un evento medico. È un tempo di crescita, un processo di trasformazione che ci apre alle più profonde dimensioni della nostra umanità. La morte risveglia la presenza, cioè un’intimità con noi stessi e con tutto ciò che è vivo».

Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita.” scriveva Khalil Gibran

Un anno e mezzo fa è morto mio padre a quasi novant’anni. Se n’è andato serenamente, sostenuto dalla sua fede e soprattutto dalla consapevolezza di aver speso bene la sua vita, di aver seguito e perseguito il suo compito su questa terra, anche quando è stato difficile e doloroso, anche quando era preso per pazzo da molti. Proprio per questo il suo funerale è stato un inno alla vita, è stata la celebrazione di una vita piena, ricca, coerente, coraggiosa. Ci sono state lacrime, naturalmnte. Il distacco è umanamente doloroso. Mentre accompagnavo il feretro a Prima Porta per la cremazione, mi sono sorpresa a pensare che mi piacerebbe morire così. Perdiamo molto della Vita a evitare di parlare della Morte, a temerla piuttosto che considerarla un evento naturale.

Nella Nuova Umanità abbiamo bisogno di creare la cultura della Morte.
L’anatra, la morte e il tulipano di Wolf Erlbruch è un bellissimo albo illustrato sul tema che ti consiglio di leggere o di vedere e ascoltare qui.

Alcune domande

Pensi mai alla Morte?
Qual è il tuo rapporto con essa?
E con la vita, che rapporto hai? La vivi pienamente?
Hai visto il video sulla storia? Che ne pensi?
Come sarebbe essere in compagnia della Morte?

Un tocco d’arte

La morte non è niente Henry Scott Holland

La morte non è niente.
Sono solamente passato dall’altra parte:
è come fossi nascosto nella stanza accanto.I
o sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere,
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano
quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima:
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore,
ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami:
il tuo sorriso è la mia pace.

Suggerimenti per il corpo

L’altro giorno una persona mi raccontava che si stava rendendo conto di vivere talmente tanto nei suoi pensieri e nella sua testa che il resto del corpo non lo sentiva più, non lo percepiva più. In un certo senza era come se il suo corpo fosse morto per lei, fosse semplicemente un supporto per tenere la testa “pensante”.

Come risuonano queste parole dentro di te? Come senti il tuo corpo? E’ vivo? Senti l’energia vitale scorrere in esso?

Oggi stai in compagnia della forza vitale del tuo corpo. Osserva se ci sono delle parti dove non ce n’è, quelle zone che non senti, dove porti raramente l’attenzione. Se ne trovi stai particolarmente in loro compagnia, accarezzale, massaggiale, prenditene cura.

Un piccolo passo verso la Gioia di Essere

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