Ognuno di noi ha il proprio “angelo del focolare” dentro. Anche più di uno. Ma è uno quello più fetente.
Il mio è simile all’angelo del focolare della Woolf per certi aspetti. Lo chiamerei “l’angelo dell’incombenza”.
Per tanto tempo ha agito (notare il tempo imperfetto) indisturbato, non lo vedevo proprio, si impossessava del mio essere e agiva senza problemi.
La sua massima alchimia consisteva nel trasformare qualsiasi azione in un’incombenza cioè in un “compito affidato o ricevuto nell’ambito di rapporti fondati sul SENSO DEL DOVERE”, togliendo leggerezza e, soprattutto, piacere anche alla più piacevole delle attività.
Tempo fa questo meccanismo ha iniziato a starmi un po’ stretto e ho iniziato a pormi delle domande, ad osservarmi.