Gli antichi greci avevano quattro parole per indicare il tempo:
χρόνος (chronos), Il tempo logico, sequenziale, misurabile, quantitativo. Chronos era considerato la divinità del tempo per eccellenza
καιρός (kairos), il tempo giusto e opportuno, qualitativo, Kairos era una divinità semi-sconosciuta,
αἰών (Aion) il tempo eterno, da cui viene la parola italiana eoni. Aion era una divinità primordiale
ἐνιαυτός (Eniautos) un anno di tempo, un ciclo intero di stagioni
Così come gli antichi greci abbiamo fatto di Cronos la nostra divinità del tempo per eccellenza, la nostra bussola, tanto da far diventare il tempo denaro. Avendo dimenticato Kairos abbiamo difficoltà ad integrare il tempo esterno con il nostro personale e unico tempo interno e questo crea ansia, disagio, spaesamento. Spesso fermarsi a contemplare, a riflettere, a non fare nulla, a stare in silenzio con qualcuno … è considerato una perdita di tempo, “con tutto quello che c’è da fare!”. Eppure, soprattutto ora, abbiamo bisogno di tempo di qualità, con noi stessi e con gli altri.
Kairòs è raffigurato come un giovane con le ali sulla schiena e ai piedi. Regge una bilancia che egli stesso con un dito disequilibra, con un ciuffo di capelli sulla fronte e la nuca rasata, a indicare la difficoltà ad afferrarlo. Kairòs è il tempo nuovo che dona qualità a Chronos, è un tempo non vuoto, un’opportunità.