“E ora, amici miei, riderete sicuramente perchè mi appresto a parlarvi di cipolle. Si, di cipolle! Quei piccoli ortaggi che da sempre apprezziamo così tanto e con cui ci piace arricchire la maggior parte dei nostri piatti …”
Non sentii ridere ma vidi che in un secondo tutti sgranarono gli occhi. Dicevano “Meryem sta improvvisamente perdendo la testa?”
Tagliai corto con lo stupore, anche se un tempo avevo constatato che faceva parte dei metodi cari a Jeshua per mantenere viva l’attenzione.
“Si, le cipolle, amici miei … Avete mai considerato veramente il modo in cui sono fatte e quale straordinario simbolo portano con sé? Parlo del loro involucro, naturalmente, e del numero delle loro “pelli”. Ci rappresentano nella misura in cui siamo fatti come loro , con tutti quegli strati di cui dobbiamo imparare a sbarazzarci per liberare la parte migliore di noi stessi, la nostra vera natura …
Ebbene … l’avete capito? Ciò che Jeshua ha compiuto accettando di essere lo strumento del Benedetto, è una decisiva incisione nello strato più spesso che ricopre la nostra umanità. Quello strato, ora inciso e sollevato, è la corazza che risulta dagli aspetti più primari della nostra realtà incarnata. E siccome lui l’ha incisa per sempre … ora tutti noi abbiamo il compito di proseguire la sua Opera purificando gli strati della nostra illusoria personalità.
Non ho viaggiato molto, ma nonostante tutto ho imparato che questo insegnamento, per quanto possa sembrare strano, è molto antico, la punto che certi popoli hanno trovato giusto sacralizzare il Principio della Cipolla.
Allora mi volti verso Jeshua, di cui avevo intuito che fosse tutto un sorriso.
“Io che ho viaggiato a lungo” disse con tono complice “posso affermarvi che, da molto, moltissimo tempo, in certi templi del Paese della Terra Rossa alcuni officianti hanno istituito un vero culto delle cipolle. Se un giorno i vostri passi vi portassero in quella direzione, ne vedrete in abbondanza sugli altari e sulle tombe. Ma … ora che la corazza della Cipolla è aperta, non c’è più motivo di contemplarla in un santuario o ai piedi di una stele ieratica. Come vi ha appena invitato a fare la madre di tutti noi, diventate dunque gli strumenti destinati a sbucciarla in voi, uno strato dopo l’altro, una vita dopo l’altra …”
* da “Sotto il velo di Meryem – La vita segreta di Maria … secondo la Memoria del Tempo, Daniel Meurois – Edizioni Amrita












