Sto leggendo IL SILENZIO, un libro di Erling Kagge (Oslo, 1963), il primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria e il primo a raggiungere “i tre poli”: il Polo Nord, il Polo Sud e una cima dell’Everest.

“Che cos’è il silenzio?”, “Dove lo si trova?”, “Perché è più importante che mai?”. Nel libro Kagge dà trentatré risposte a queste domande, una per capitolo. Questa è la risposta 15.

“Il silenzio consiste nel riscoprire la gioia di fare una pausa.

Quando guardo le mie figlie noto che non hanno quasi più pausa. Sono sempre online, quindi sono sempre occupate. “Ciascuno è l’altro e nessuno se stesso”, scriveva Martin Heidegger in Essere e tempo. Siedono davanti a uno schermo, da sole o con gli altri. Capita anche a me. Mi perdo nel mio smartphone, divento schiavo del mio iPad, come consumatore a volte come contents producerL’iPad è la fonte continua di disturbi, una serie ininterrotta di interferenze generate a cascata. Mi smarrisco in un mondo che ha poco a fare con me. Cerco di essere efficiente finché a un certo punto capisco che, per quanto mi sforzi, non vado avanti.

Ho la stessa sensazione che si ha quando si cerca la strada in mezzo alla nebbia, quando si è in montagna senza bussola e si finisce col girare in tondo. E’ un’idiozia.

Verrebbe da pensare che la prima cosa, o meglio, l’essenza della tecnologia, sia la componente tecnologica, ma non è vero. L’essenza siamo noi. L’importante è capire in che modo ci cambia la tecnologia che utilizziamo, cosa vogliamo imparare, qual è il nostro rapporto con la natura, cosa ci paice, come usiamo il tempo, quanta energia impieghiamo e quanta libertà sacrifichiamo alla tecnologia. Come molti sottolineano giustamente, le distanze si sono accorciate, ma è un dato di fatto piuttosto banale. L’aspetto centrale invece, come sosteneva Heidegger, è invece la mancanza della vicinanza. Per conquistarla, ci spiega il vituperato filosofo, dobbiamo confrontarci con la verità non con la tecnologia. Dopo aver provato i siti di incontri online, sono pronto a dar ragione a Heidegger. Il pensatore tedesco non poteva ovviamente prevedere i futuri sviluppi della tecnologia. Ai suoi tempi aveva a che fare con automobili da cinquanta cavalli, proiettori e calcolatori che utilizzavano schede perforate. Però intuì quello che sarebbe potuto succedere.

L’uomo, preso dall’uso di nuove tecnologie, sarebbe arrivato al punto di rinunciare alla libertà. Di abdicare al ruolo di persona libera per diventare una risorsa. Questa visione appare più realistica oggi che non ai tempi in cui Heidegger la teorizzò. Non una risorsa per il prossimo, purtroppo, ma qualcosa di meno piacevole. Una risorsa per aziende come Apple, Facebook, Instagram, Google, Snapchat, lo Stato, che grazie al nostro contributo riescono a immagazzinare tutte le informazioni possibili e immaginabili su di noi, per poi venderle oppure utilizzarle direttamente. Sembrerebbe una forma di sfruttamento.

La questione, come quella che Humpty Dumpty sottopone ad Alice nel libro di Lewis Carroll, è la seguente: “Bisogna vedere chi è che comanda …, ecco tutto”. Voi o uno che non conoscete.

E’ pur vero che noi uomini siamo animali sociali e quindi essere reperibili, di per sè, è positivo. Noi non possiamo vivere da soli. Tuttavia è importante spegnere il telefono, sedersi, staresene in silenzio, chiudere gli occhi, respirare a fondo dieci volte e cercare di pensare a qualcosa di diverso dal solito.

L’alternativa è non pensare proprio a niente. La si può chiamare meditazione, yoga, mindfulness  o sano buon senso. Può far bene. Meditare e praticare yoga mi dà gioia. Inoltre ho imparato l’ipnosi,che è una disciplina affine, e ogni tanto mi ipnotizzo per venti minuti. in modo da isolarmi da tutto ciò che mi circonda. E’ un altro metodo che funziona. Ogni pomeriggio mi sdraio sul letto e levito per qualche centimetro.

Tutto ciò mi arricchisce ma penso anche a forme di silenzio che non richiedono l’utilizzo di tecniche. Si può abbassare la soglia che consente di trovare il silenzio e l’equilibrio. Non c’è bisogno di frequentare un corso sulle tecniche di rilassamento per ritagliarsi una pausa. Il silenzio può manifestarsi ovunque e in qualunque momento, proprio davanti il nostro naso. Ce lo creiamo mentre saliamo le scale, prepariamo da mangiare o ci concentriamo sul respiro. E’ vero che facciamo tutti parte di un continente, ma dobbiamo essere consapevoli in ogni istante della potenziale ricchezza di essere un’isola.” 

Un piccolo passo verso la Gioia di Essere.

, , , ,
Articolo precedente
MUDITA – gioire della gioia dell’altro
Articolo successivo
Sul silenzio, la gioia e la condivisione
Menu