Sul silenzio, la gioia e la condivisione

Sto leggendo IL SILENZIO, un libro di Erling Kagge, norvegese nato a Oslo nel 1963, il primo uomo a raggiungere il Polo Sud in solitaria e il primo a raggiungere “i tre poli”: il Polo Nord, il Polo Sud e una cima dell’Everest.

“Che cos’è il silenzio?”, “Dove lo si trova?”, “Perché è più importante che mai?”. Nel libro Kagge dà trentatré risposte a queste domande. Ogni capitolo è semplicemente intitolato “Risposta” e il numero; ogni risposta, ogni capitolo è una porta di accesso diversa al silenzio interiore. Più che far riflettere, il libro quieta la mente e la apre ad una nuova qualità di attenzione a quel che accade.

Me ne sono accorta oggi, durante la mia passeggiata mattutina nel parco sotto casa con Pablo, il cane di mio figlio in vacanza.  Invece di andare dietro ai mille pensieri quotidiani e camminare col pilota automatico, guardavo con occhi nuovi quello che mi circondava. E ho visto.

Ho visto le rondini svolazzare sul prato in cerca di cibo, ho sentito il loro verso gioioso e ho lasciato che anche la mia mente l’ascoltasse, allargando i pensieri, lasciandoli andare. Mi sono ritrovata d’incanto in un accogliente silenzio interiore, un misto di gioia e stupore, in un tempo senza tempo, in uno stato “inesprimibile”,  “privo di parole” per dirla con Platone e Aristotele, citati dallo stesso Kagge nella Risposta 16. Continuo con la pubblicazione di parti del libro, ieri la Risposta 15, qui di seguito un estratto della 20.

E’ bello poter condividere i momenti di gioia.

Nelle giornate concitate a volte mi manca qualcuno con cui poterlo fare. E’ altrettanto vero, però, che condivisione significa anche interferenza. Quando avevo quasi vent’anni, mi raccontarono una storia sull’eroe di guerra Claus Helberg, diventato poi una guida alpina molto apprezzata. …

Una mattina presto, Helberg doveva guidare un gruppo di escursionisti partendo da un famoso rifugio, la Finsehytta. Era tornata la luce estiva, l’inverno aveva allentato la sua morsa e spuntavano ovunque nuovi colori. Le condizioni del tempo erano magnifiche e lui, prima della gita, consegnò ad ognuno dei partecipanti un biglietto dove c’era scritto: “Si, è davvero fantastico”.

…. Ho spesso ripensato a quell’aneddoto. Helberg, dopo aver trascorso tanti anni in montagna, e dopo violenti scontri con le forze di occupazione, aveva capito fino a che punto le parole possono limitare le esperienze che stiamo facendo. Aveva voluto quindi evitare che gli escursionisti passassero la giornata a dirsi quanto fosse stupenda  invece di concentrarsi su ciò che era stupendo. Le parole possono distruggere l’incanto. Non sono sufficienti. E’ indubbiamente meraviglioso poter condividere esperienze importanti, ma le parole possono anche allontanarcene. A volte mi sono trovato a riflettere sul fatto ce le gioie semplici, come per esempio osservare il muschio sopra un sasso, sono quelle più difficili da descrivere. Helberg voleva che tutti potessero riflettere e ammirare le montagne, il cielo, il muschio e le piante che timide iniziavano a fiorire anche quella primavera.”

Un piccolo passo verso la Gioia di Essere.

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La foto sopra il titolo è di George Hodan, quella piccola è mia di questa mattina al parco sotto casa, se la ingrandisci riesci a vedere le rondini

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