Ringraziare desidero direbbe Mariangela Gualtieri. E veramente ringraziare desidero tutte le persone che hanno letto, ascoltato, amato, diffuso, sostenuto, onorato, utilizzato nella didattica, musicato e persino tradotto la storia di Mudita e nonnabis.

Ho scritto cinque racconti, uno al giorno, per cinque giorni di seguito. L’ultimo giorno è iniziata l’onda. Dapprima piccola – una telefonata, un paio di whatsapp – e poi d’improvviso una marea. Una marea di messaggi su tutti i mezzi possibili: facebook, email, whatsapp, messanger, telefonate.  Messaggi di gratitudine e di complimenti per la maggior parte e poi proposte, richieste, progetti, condivisioni.

Il mio cuore canta di gioia, pulsa di gratitudine, batte di coraggio e forza, si espande di meraviglia.

GRAZIE

GRAZIE

GRAZIE

Quello che più di tutto fa cantare il mio cuore di gioia è la speranza, il coraggio, la consapevolezza di potercela fare, la chiamata alle proprie risorse personali che nonnabis e Mudita hanno ispirato nelle persone. E’ quello il ruolo delle fiabe, da sempre.

E’ per questo credo che la fiaba, il primo episodio in particolare, viaggia ormai autonomamente. E’ come un figlio che, diventato grande, va per la sua strada e crea le sue relazioni con le persone che via via incontra. E’ una vera meraviglia che continua a sorprendermi ogni giorno. La vita è veramente straordinaria ancor di più in questi giorni inimmaginabili fino a poche settimane fa. Sono grata di poter contribuire con questa fiaba a vivere, attraversare e andare oltre questi giorni. Sono certa che fra qualche tempo ci ritroveremo più forti, più saggi e più liberi di prima.

I dialoghi fra nonnabis e Mudita continuano. C’è tanto ancora da raccontare. Adesso si stanno godendo il tramonto. Torneranno presto.

Vorrei ringraziare in particolare alcune persone.
Il primo GRAZIE è Silvia Dionisi per cominciare, amica di danze e di arte in natura, che dopo aver letto la prima fiaba mi ha incitata a continuare. Non ci sarebbero stati gli altri racconti senza di lei. Grazie!
Poi Elena Trezza che non conosco personalmente e che per prima ha dato voce alla storia accompagnandola in una rapida diffusione, peccato abbia omesso l’incipit della fiaba. Grazie!
Elisa Salmistraro la prima telefonata, i primi progetti per il dopo e la porta di accesso alla spiritualità delle fiabe con Claudio Tomaello. Grazie!
Un GRAZIE enorme a Samantha di Guardo, amica, sorella e preziosa voce narrante di tutti e cinque i racconti;  conosco bene la storia, eppure mi commuovo ogni volta che l’ascolto narrata da lei. Grazie!
Grazie a Marco e all’Accademia Infinita che hanno sostenuto, rispettato e accolto la fiaba fin dall’inizio e per intero. Grazie!
Grazie a Federica Angelini che ha usato la fiaba con i suoi ragazzi di seconda media e ha condiviso con me uno dei loro meravigliosi commenti. Con lei ringrazio tutti gli insegnanti, di ogni genere e grado, che stanno svolgendo un immane lavoro per offrire cultura alle nuove generazione anche in questa situazione straordinaria. Grazie dal più profondo del cuore!
Ringrazio Federica anche perchè, attraverso lei, Nonnabis e Mudita sono arrivate ad Oxford dove parlano inglese ormai grazie alla pregevole traduzione di Sue Moore. Grazie a Stefania Marini origine di questa filiera particolarmente fruttuosa. Grazie, grazie, grazie!
Ringrazio Siegfried Ursch, musicista e compositore del nord Italia che ha creato il sottofondo musicale per la fiaba. Grazie.
Grazie a Dario Luschi, cantante d’opera toscano che vive a Nizza da vent’anni, per averne fatto una sua personale versione audio in italiano e in francese, grazie alla traduzione della sua compagna. Grazie. Grazie a entrambi.
Grazie a Camillo Marcello Ciorciaro per avermi permesso di usare il nome della sua magnifica iniziativa Affacciamoci compagnia in uno dei miei racconti, e grazie anche per le preziose consulenze tecniche  dei video. Grazie.
Last but not least, direbbero gli inglesi, vorrei ringraziare Elvira Seminara. Ho frequentato uno solo dei suoi meravigliosi corsi di scrittura a l’Altracittà. Ho ricevuto da lei le basi della narrazione e, sempre, incitamento a scrivere. Grazie di cuore.

Grazie di cuore ai tanti che non ho citato e che ci sono!

Qui i link ai cinque racconti, se vuoi leggerli, rileggerli, ascoltarli, riascoltarli
IL CORONA VIRUS RACCONTATO DAI NOSTRI BISNIPOTI scritto e audio
IL CORONA VIRUS RACCONTATO DAI NOSTRI BISNIPOTI – fine della quarantena scritto e audio
IL CORONA VIRUS RACCONTATO DAI NOSTRI BISNIPOTI – Affacciamoci compagnia scritto e audio
IL CORONA VIRUS RACCONTATO DAI NOSTRI BISNIPOTI – Stare con quel che con quel che c’è per il tempo che ci vuole scritto e audio
IL CORONA VIRUS RACCONTATO DAI NOSTRI BISNIPOTI – Cuore e Cervello insieme scritto e audio

Finisco con queste belle parole che Marco Sammarco mi ha inviato qualche giorno fa e che mi ha permesso di condividere.

Confidenze e potere di un virus, tra pandemia e resilienza alle 9 di sera.
Tra i miei simili ero considerato stupido, debole, troppo sensibile e buono. Ero innocuo. Mi pare che vivessi nei serpenti. Dico ‘mi pare’ perché ho subito un trauma. Ricordo solo che guardavo il Mondo dal basso. Poi più nulla. Finché mi sono risvegliato. Il mio nuovo ospite ora è una creatura diversa. È alto, cammina su due zampe e si chiama ‘uomo’. È in grado di fare cose eccezionali e capii subito che è la creatura più potente del pianeta, nel bene come purtroppo anche nel male. In poco tempo ho imparato a viaggiare, a pilotare aerei, e ho visitato quasi tutto il Mondo abitato da una miriade di uomini e volavo da uno all’altro per replicarmi al mio meglio. Ma dopo pochi giorni alcuni di quelli in cui vivevo iniziarono ad ammalarsi, a volte fino a morire in modo terribile, soffocati. Hanno dato a me la colpa dicendo che ero diventato forte e letale. Mi hanno dato anche un nome, Covid 19. Ebbero paura di me come della guerra. Per me venne proclamato il coprifuoco e tanti abbassarono le saracinesche delle botteghe, tanti si chiusero in casa. Fino allora avevo vissuto una vita meravigliosa conoscendo cose del Mondo che mai avrei immaginato, e poco dopo ero chiuso tra mura domestiche dentro gente impaurita o, ancor peggio, dentro persone agonizzanti negli ospedali. Ma ciò che mi aveva reso così forte non mi aveva cambiato del tutto. La Natura sensibile e buona che mi era appartenuta scalpitava in me. Allora decisi di ispirarmi all’uomo. Se ero diventato forte e letale nel male, tanto da uccidere la creatura più potente del pianeta, allora potevo usare la mia forza anche nel bene per stroncare i suoi aspetti peggiori e dargli una vita migliore. Scoprii che se ero resiliente, se affrontavo quel brutto momento per uscirne io stesso migliore, non mi replicavo, restavo invisibile dentro di loro e potevo produrre singolari effetti. Quando pensavano di essersi isolati solo per salvaguardare sé stessi, gli feci comprendere e apprezzare che lo facevano per proteggere e prendersi amorevole cura anche degli altri. Se ricordavano gli abbracci e le strette di mano come gesti formali, gli feci percepire la fastidiosa e dolente assenza delle endorfine che abbracci e strette di mano producono per generare benessere e piacere in chi li dà e in chi li riceve. Quando ripercorrevano con la mente i loro cammini quotidiani, guardando avanti o in terra per sfuggire lo sguardo della gente che incrociavano, senza salutare nemmeno i vicini di casa, ridestai in loro la consapevolezza d’essere creature sociali che hanno vitale bisogno di guardarsi, sorridersi, farsi un cenno che non costa nulla ma allarga i cuori e li fa sentire parte di una famiglia e di un affetto più grandi. A quanti rimpiangevano le spese di corsa da una bottega all’altra, li ho aiutati a riorganizzare i dati della loro memoria per impastare in casa pane, pasta e pizze, tutti insieme come in un gioco, a cucinare e vivere con calma, come fosse festa in famiglia ogni giorno, tra profumi antichi, semplici, buoni. Se gli mancava la frenesia quotidiana e lo shopping o credevano di avere poco, li indussi a rilassarsi, a riappropriarsi del tempo, ad aprire armadi, cassetti, scarpiere, sportelli e ripostigli per fare inventari delle innumerevoli cose che possedevano e per decidere quali usare e di quali disfarsi in modo produttivo e nobile, non buttandole ma facendone poi dono a chi ne avesse bisogno. Se erano stati tediati dalle raccomandazioni a non fare sprechi e dalla raccolta differenziata, gli feci amare l’impiego del tempo per rendere più ordinato e pulito il Mondo, per usarne con oculata e amorevole cura le risorse, e donai loro la consapevolezza che la Terra non gli apparteneva ma ne erano ospiti con il dovere di prendersene cura per lasciarla pulita e migliore ai propri figli e nipoti. Quelli abituati a usare la macchina anche per andare a due isolati di distanza li indussi ad anelare di prendere la bicicletta e camminare, e a rispettare, una volta tornati al volante, i ciclisti e le strisce pedonali. Riunendo a tempo pieno le famiglie, ho fatto comprendere a mamme e papà convinti di dover lavorare sempre più per esaudire tutti i desideri della loro prole, che l’amore in assoluto più indispensabile e caro ai figli è quello diretto, caldo, tra le braccia, i giochi e i dialoghi affettuosi dei genitori. Ai bulli, siano essi colleghi, capi, insegnanti o studenti, tediati dall’inedia o dai compiti online, feci rimpiangere ogni altro collega, capo, insegnante e studente, e li feci pentire d’essere annoiati o superficiali o crudeli, e ognuno desiderò tornare presto al suo posto, alla sua scuola o università per riscattarsi e fare il proprio lavoro non più perché andava fatto, ma per stare meglio e in armonia con gli altri e per rendere migliore questo Mondo e sé stessi. E se erano ostinati o impauriti tanto da non voler uscire anche sul balcone o in terrazza, li spinsi ad accendere una candela, una torcia, il led del cellulare o un accendino e ad affacciarsi alle 9 di sera per vedere come una luce è poca cosa nel buio, ma tutte insieme possono abbattere l’isolamento, possono illuminare e scaldare il cuore di ognuno come e più del Sole. 
Con affetto. 
Un virus resiliente.

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