La tristezza: ottavo vizio capitale *

“Un tempo i vizi capitali erano otto, e l’ottavo era la tristezza, lo sapevi? Il buon cristiano aveva il dovere della letizia. Nel Medioevo i peccati si misuravano prima di tutto nei confronti dell’Altissimo. La tristezza era un’offesa a Dio, questo contava. Poi hanno abolito quel vizio, perché si pensava che non avesse diretta rilevanza sociale. Ci si illudeva, stupidamente che la tristezza non influisse sul mondo … il risultato è che viviamo in un mondo incapace di relazione.”

Già, me l’ha detto anni fa anche Mordechai, il mio rabbino dell’anima, con un’asserzione inimitabile. La ripeto all’amico in Polonia (Ivan Dimitrijevic insegnante di filosofia in un’università polacca).

“Se c’è una cosa che Dio ha in uggia, sono i musoni. Ma come, ci dice: io vi ho apparecchiato tutte queste meraviglie da gustare, e voi vi annoiate? Speravo di beccarvi col dito nella marmellata, e invece … avete il broncio. Ma andate a quel paese! La letizia è un dovere, prima che un diritto, così diceva il rabbino. L’uomo ha l’obbligo di essere felice, perché solo così fa felici gli altri. E’ uno dei massimi insegnamenti dell’ebraismo. La gioia va cercata anche quando hai tutti contro. Nei campi di sterminio i Chassidim entrarono cantando con i loro rebbe nelle camere a gas. Se gli antisemiti lo sapessero, si guarderebbero dal perseguitare gli ebrei, perché la persecuzione li rafforza all’infinito, facendo valere infinitamente questo culto della gioia”.

____________________________
* Paolo Rumiz – Il filo infinito, Narratori Feltrinelli 2019 pag. 23

Immagine: American gothic Grant Wood

, , , , , ,
Articolo precedente
52 Sfumature di Sè | 32.8 AUTOAIUTARSI nella NATURA
Articolo successivo
Se volessi mandare un messaggio al mondo intero direi …
Menu