Sulla pagina Facebook di comunisti buontemponi si legge “Siamo favorevoli al Fertility Day. Così poi ce li mangiamo tutti.” Sempre su Faccialibro Lui Tasini ieri pomeriggio ha scritto di getto un post, si è svegliata stamattina con 16 mila like e 14 mila condivisioni, tanto sarcastiche e realistiche sono state le sue parole che riporto in fondo a questo post.
A questo punto dico anch’io la mia e invito tutte e tutti a dire la propria idea su questa campagna. La posta in gioco è molto alta: ancora una volta il ruolo di noi donne, il rispetto del nostro corpo, delle nostre scelte.
Una delle cartoline recita “La bellezza non ha età, la fertilità si. Lo sappiamo perfettamente noi donne. Sentiamo quando l’orologio biologico sta andando verso la fine del periodo ciclico e procreativo. Conosco tante donne che hanno vissuto e vivono quel periodo con frustrazione, rimpianti o rassegnazione. Anche chi ha avuto figli vive l’avvicinarsi della Menopausa con un senso di perdita. Ma questo è un discorso lungo che ci porterebbe fuori tema.
Lo sappiamo insomma da ancora prima che arrivino che le mestruazioni ad un certo punto finiscono, non c’è bisogno di una campagna governativa che ce lo ricordi in modo così maldestro. Per fortuna ci sono anche molte donne, molte coppie che vivono serenamente la fine del periodo fertile perché hanno scelto consapevolmente di avere o di non avere figli.
Perché La fertilità NON è un bene comune. Lo era durante il fascismo, ma ora siamo in democrazia, o no? Ogni donna e ogni coppia ha diritto di scegliere come vivere la propria vita, compreso se e quando pro-creare. Ci sono tante donne che scelgono “semplicemente” di creare altro: un nuovo lavoro, una nuova soluzione per antichi problemi, una realizzazione utile alla società. Ne hanno tutto il diritto, non rende loro giustizia farle sentire in colpa, come sottilmente lascia intendere la campagna ministeriale. Le donne non sono uteri da dare in gestione alla Patria per il bene comune.
Purtroppo non sempre si ha la possibilità di scegliere di avere figli. Sono tante le donne, le coppie che non possono farlo. I motivi sono i più diversi: da quelli personali, fisici, morali, psicologici a quelli sociali ed economici.
Ecco, parliamo di quelli sociali ed economici.
Lo scorso marzo il Ministero del Lavoro ha creato una nuova procedura di dimissioni per arginare il triste fenomeno delle lettere di dimissioni in bianco che molte donne erano (non sono sicura di poter usare un tempo passato) obbligate a firmare al momento dell’assunzione, lettere che venivano rese operative in caso di gravidanza.
Di molti altri provvedimenti governativi ci sarebbe bisogno affinché una coppia possa permettersi di avere serenamente dei figli e soprattutto di mantenerli degnamente. Ne cito alcuni, ma l’elenco potrebbe essere lunghissimo:
- nidi e scuole di ogni grado che funzionino e non costino una fortuna;
- strutture accoglienti e con personale qualificato che si dedichi ai bambini anche prima e dopo gli orari di apertura della scuola, quando lavorano entrambi i genitori e anche i nonni, che ormai non vanno più in pensione;
- lavori non precari con stipendi degni di questo nome;
- affitti a prezzi ragionevoli e/o agevolazioni per l’acquisto di una casa (magari costruita con i più moderni sistemi ecologici)
- strutture adeguate per le persone anziane, perché molto spesso le donne non devono solo occuparsi dei figli ma anche delle generazioni che l’hanno precedute.
Non abbiamo bisogno di questa campagna. O forse sì. Per solleticare e sollecitare coscienze, per risvegliare animi, per ribadire il diritto a scegliere di avere o non avere figli, per dare valore e rispetto alle scelte degli individui, donne, uomini o coppie che siano.